Aiuto ! Sono omosessuale? Le dinamiche inconsce dell’omofobia interiorizzata

Spesso un soggetto che sperimenta degli impulsi omoerotici, vive in uno stato di profonda confusione ed ansia, non sapendo ben definire cosa stia accadendo al suo interno. Questo articolo intende spiegare i conflitti inconsci che si determinano all’affiorare di un’emergente consapevolezza omosessuale e il conseguente tentativo di negare queste sensazioni.

Sul piano psicologico se stai vivendo questa condizione e hai avvertito un’attrazione erotica per persone del tuo stesso sesso, potresti riscontrare, oltre ad un’iper-emotività che si esprime attraverso pianti incontrollati o scoppi di ira immotivati, un sentimento costante d’insoddisfazione riguardo alla tua vita e di sconforto.

Potrebbe affiorare dentro di te un sentimento di sordo rancore verso i genitori, gli altri, il destino, come se dovessi essere risarcito di un torto ingiustamente patito, oppure potresti avvertire un forte bisogno inconscio di punizione, di odio per te stesso per non essere all’altezza di quegli standard eterosessuali interiorizzati e rappresentanti la volontà del tuo genitore interno.

Potresti essere consapevole del carattere sproporzionato e avverso di queste tue esperienze interiori, ma non riuscire a mettere in relazione i tuoi disturbi con una causa psicologica interna chiaramente ben identificata.

I comportamenti conseguenti che metterai in atto saranno testimonianza di un’affettività repressa e inibita e di una reale incapacità di riversare le tue energie in un rapporto, così per te sarà estremamente difficile abbandonarti con gioia e spensieratezza ad una relazione con un partner dello stesso sesso.

Anche le funzioni vegetative potrebbero essere coinvolte, attraverso disturbi del sonno, dell’appetito, e delle funzioni viscerali.

La tua vita sessuale sarà in qualche modo perturbata da questo conflitto e questa alterazione potrà esprimersi in una precisa condotta inadeguata che assume la forma di promiscuità sessuale o di anorgasmia.

A volte l’impossibilità di provare un autentico piacere sessuale non si esprime in un sintomo chiaramente definito, ma si traduce in un distacco dalla sessualità che talvolta tenti di razionalizzare con motivazioni etiche, oppure assumendo un atteggiamento distaccato nella sfera sessuale che inibisce un’ autentica partecipazione all’atto sessuale.

Frequente è anche l’astenia, ossia la mancanza di voglia di svolgere molte attività quotidiane, testimonianza diretta di un insano accumulo di energie negative indotto dai tuoi conflitti interni.

L’insieme di sintomi che sperimenti possono essere frequentemente caratterizzati o da un disturbo fondamentale di ansia che non si manifesta sempre con le stesse caratteristiche e può essere espressa sia come ansia fluttuante, cioè uno stato di attesa spiacevole, tensione immotivata, apprensività con la paura costante che possa accaderti qualcosa di terribile; oppure come ansia somatizzata, avvertita non come disagio psicologico, ma come minaccia corporea, sotto forma di disturbi soggettivi vaghi, apparentemente riferiti a disfunzioni somatiche.

Il meccanismo psichico della formazione dei sintomi nel caso dell’omofobia interiorizzata può essere descritto, nello specifico così come segue :

  1. Un impulso inconscio di natura omosessuale affiora alla tua consapevolezza
  2. Questo impulso per te è inaccettabile perché si scontra con il contesto delle regole sociali eterosessuali che hai interiorizzato attraverso il Super Io e l’educazione
  3. Rimuovi senza renderti conto l’impulso omoerotico che rimane così  frenato nel tuo inconscio.
  4. Possono verificarsi una situazione o una serie di situazioni (ad esempio l’attrazione omoerotica per una persona in particolare) che portano al limite questa tensione inconscia in un tempo troppo breve ed ad un livello troppo acuto perché tu possa tentare una riorganizzazione psichica reattiva
  5. Si verifica un’ impressione penosa, ossia il conflitto viene congelato, ostruito, come una carica esplosiva innescata, che tenta di manifestarsi attraverso forme simboliche e mascherate di cui non sei assolutamente consapevole
  6. In questo modo, pur rimanendo coperto e rimosso da una sorta di amnesia, il conflitto generato dai tuoi impulsi omoerotici mette in atto la sua potenziale attività negativa.
  7. In seguito la rimozione fallisce, ossia ti rendi conto, solo in parte, di provare queste sensazioni cosicché l’energia disarmonica che scaturisce da questo battaglia interna tenderà ad esprimersi parzialmente, attraverso dei compromessi interiori che si esprimeranno nel tuo comportamento, attraverso varie condotte non salutari quali , ad esempio l’ abuso di alcool e sostante che ti illuderanno di allontanare il dolore, oppure ancora proverai a coinvolgerti in insoddisfacenti relazioni eterosessuali che non faranno altro che amplificare la tua confusione.
  8. Che cosa puoi fare dunque?

Innanzitutto rifletti sul fatto che i tuoi impulsi e le tue pulsioni fanno parte di te e come tali devono essere accettati: se ami te stesso devi capire che tutte le sensazioni che sperimenti sono degne di essere provate . Se hai paura delle conseguenze sociali convinciti del fatto che le persone che ti vogliono veramente bene te ne vorranno comunque anche se ti dichiari. In ogni caso è sempre utile parlarne con qualcuno, rivolgiti, quindi ad un’associazione LGBT che offre servizi gratuiti di counseling o parla con un professionista.

L’amore maturo

 

In questo articolo analizzerò le caratteristiche dell’amore maturo e le disposizioni emotive necessarie per essere capaci di instaurare una relazione di coppia soddisfacente ed evoluta. Per relazione di coppia evoluta intendo la capacità di preoccuparsi per l`altro, stimarlo, rispettarlo, prodigarsi per il suo bene e considerarlo come un individuo separato da se stessi, con i propri bisogni e necessità che differiscono dalle nostre. Ciò richiede l’aver sviluppato capacità emotive complesse ed evolute. La prima abilità psichica richiesta é la trasformazione dell`eccitazione sessuale in desiderio erotico. Questo significa riuscire ad indirizzare l`eccitazione sessuale verso un partner.

Eccitazione sessuale e desiderio differiscono poiché mentre il desiderio è sempre desidero di qualcuno, l`eccitazione sessuale libera, non legata ad un oggetto, esprime una istintualita` pulsionale che renderebbe l`essere umano non molto diverso dagli animali. L`eccitazione sessuale non indirizzata verso uno specifico partner, si configura come un’istintualita` incontrollata, caotica , disinibita, che esige una scarica pulsionale immediata, senza tener conto dei limiti imposti dalle norme e dai codici comportamentali vigenti nella società . Un’ altra abilità fondamentale richiesta nell’ amore maturo, é la capacità di provare tenerezza. Caratteristica questa , che discende dalle prime interazioni tra madre e bambino. Il piccolo é animato da molteplici ed impetuosi impulsi , libidici ed aggressivi, che non è ancora in grado di gestire: saranno le cure e le attenzioni materne a favorire l` integrazione ed il controllo di questi impulsi. Di particolare difficoltà risulta il controllo dell’ aggressività: quando il bambino subisce delle frustrazioni perché ha fame, freddo o avverte del malessere fisico, proietta queste sensazioni negative interne sulla madre che , conseguentemente, viene percepita come cattiva, malevola, trascurante. Quando invece il bambino avverte delle sensazioni positive perché sono stati appagati i suoi bisogni, proietterà sulla madre questi stati di benessere , percependola come buona, disponibile e attenta alle proprie necessità.

Nello sviluppo normale accade che le proiezioni positive , grazie a cui la madre viene percepita come buona, amorevole e accudente, sono prevalenti rispetto alle proiezioni negative , in cui la madre viene avvertita come cattiva, inadempiente e ostile. Inoltre, nello sviluppo normale il bambino proverà un senso di colpa per aver provato emozioni negative verso la madre e per averla investita della sua aggressività . Da ciò nascono le tendenze riparative volte a rimediare alla colpa di aver distrutto simbolicamente, con la propria aggressività, la madre . È in questo modo che nasce la tenerezza , capacità fondamentale nei rapporti umani in generale e a quelli di coppia in particolare, che implica la facoltà di sapersi preoccupare per l`altro, essere in grado di provare empatia , sentirsi in colpa quando si fa del male al partner , essere in grado di tollerare la normale ambivalenza che caratterizza i rapporti umani. Se non si sviluppasse la tenerezza e la capacità di provare senso di colpa, si potrebbe delineare una personalità narcisistica, o, nei casi più gravi, antisociale, caratterizze entrambi dall `incapacità di instaurare relazioni umane significative.

Essere in grado di identificarsi con il partner, senza perdere la propria identità , é un’ altra facoltà importantissima nell` amore maturo. Ciò significa considerare che gli interessi , i desideri dell’ altro , i suoi sentimenti e i difetti hanno la stessa importanza dei nostri, senza tuttavia perdere mai di vista la propria individualità , correndo il rischio di perdersi nell’ altro in una fusionalità simbiotica patologica Fondersi con il partner, annullando i confini che delimitano il sé, è un disturbo poiché è sintomatico di una personalità fragile e frammentata che ha bisogno di un altro essere per sentirsi completa, con il rischio di esperire problematiche di dipendenza affettiva e angosce di separazione.

Una visione distorta dell`amore e della coppia ha dato un’ enfasi eccessiva al sentirsi un tutt`uno con il partner, fondersi con esso per dar vita ad una illusoria unità in cui si perde la propria identità e gli interessi e i bisogni individuali vengono confusi e scambiati con quelli dell’ altro, in un’ angosciosa e tormentata sensazione di non esistere nemmeno senza l`altro. Bisogna tener presente invece che una coppia é formata da due individualità e mai da due metà che tentano di superare le mancanze individuali in nome di una ingannevole e pericolosa unione di coppia. Anche la capacità di identificazione con l`altro, requisito indispensabile per l’empatia, risulta gravemente compromessa nei disturbi narcisistici e antisociali che inficiano la possibilità di vivere relazioni umane coinvolgenti e significative.

Altro aspetto importante nell’ amore maturo sta nell’ idealizzazione matura del partner. L’idealizzazione, di cui ho parlato estesamente in un mio precedente articolo, è quel quid che ci fa innamorare di qualcuno: se non vedessimo il nostro partner come unico, speciale , perfetto , migliore di come egli é nella realtà, probabilmente non potremmo sentirci innamorati . L` idealizzazione è matura quando passato il periodo dell’ innamoramento, riusciamo ancora ad amare e apprezzare il partner, nonostante la realtà e la conoscenza reciproca ci mostri che egli ha dei limiti e dei difetti che inizialmente avevamo ignorato.

L`idealizzazione é invece immatura quando le nostre proiezioni sul partner , passato il periodo dell’ innamoramento, si scontrano con la realtà dei suoi difetti generando una profonda delusione ed una svalutazione così preponderante da indurre a rompere la relazione. Infine per essere in grado di mantenere relazioni sentimentali soddisfacenti e durature, vi deve essere un investimento a lungo termine sull`altro, sulla relazione, un impegno ed una ferrea volontà a mantenere e proseguire la stessa, nonostante le difficoltà che il rapporto di coppia comporta. Questa determinazione a proseguire il rapporto, discende dal super io, una struttura psichica, derivante dall’Edipo, che racchiude il senso della morale, del rispetto, e dell’ impegno verso valori, obblighi, ideali che abbiamo scelto e che ci prefissiamo di perseguire.

Nel caso in cui nell`individuo mancasse questa capacità di impegnarsi nel rapporto di coppia, si vivrebbe ogni relazione come se fosse un’avventura estiva, piacevole, romantica, ma con la mancanza di volontà nel portarla avanti. L’amore maturo implica invece la decisione consapevole che il partner sia la persona giusta per noi, e l`impegno e la volontà a mandare avanti la relazione, nonostante le crisi e gli intoppi che inevitabilmente contraddistinguono i rapporti sentimentali duraturi.

La cultura della pornografia

 

La società attuale, sempre più superficiale e volgare, esibisce ovunque una miriade di immagini sessuali e l‘edonismo erotico è stato innalzato a evento ludico e esibizionistico, deprivato del genuino desiderio per l’altro. La comunicazione digitale ha esaltato l’esibizione pornografica dell’intimità e questo fattore è responsabile di una cultura fallocentrica e sessista che porta a denigrare e strumentalizzare i corpi delle donne. Molti uomini hanno interiorizzato delle idee distorte rispetto alla sessualità, quali il mantenere le distanze dalla partner, considerarla un oggetto, utilizzarla per il proprio piacere, porre l’enfasi sul fallo e sul raggiungimento e mantenimento dell’erezione il più a lungo possibile. Questo fa sì che i giovani pretendano che le partner facciano sesso come le protagoniste dei loro porno preferiti, perdendo contemporaneamente interesse per il sesso che consumano, senza complicazioni e in solitudine, davanti ad uno schermo. E’ una cultura edonistica della volgarità a sé stante -come afferma Telfner (2018)- che induce le donne a compiacere l’eros maschile, sollecitato dall’uso smodato della pornografia. Il femminismo ancora non è riuscito a contrastare questi riprovevoli messaggi sociali, causa di sessismo e violenza. Sono aumentati i delitti d’onore, gli stupri e i femminicidi e questo accade anche nei paesi occidentali che si considerano civilmente più progrediti: solo in Italia, nell’ultimo anno, secondo il rapporto di Eures del 2017, una donna viene uccisa ogni 60 ore ed il numero delle vittime, dal 2000 ad oggi, ammonta a 3000 donne. Probabilmente il limite maggiore di tutte le filosofie femministe sta proprio nel non aver preso sufficientemente in considerazione la genesi di queste concezioni e di guardare all’uomo come essere ignobile, nemico da combattere e non come individuo succube anch’egli di una società che gli inocula pensieri disfunzionali. Gli uomini sono sempre stati accuditi ed educati da donne e probabilmente le madri hanno trasmesso inconsciamente ai figli maschi una svalutazione dell’identità femminile che si perpetua nelle generazioni, come una sorta di archetipo junghiano e di condanna sociale. Forse il nuovo femminismo dovrebbe analizzare maggiormente la relazione madre –figlio, individuando quei fattori che portano l’uomo a sviluppare idee negative sulle donne e attraverso quali messaggi educativi alternativi si potrebbe contrastare questo effetto avverso. Le donne ancora non hanno evidentemente sviluppato consapevolezza di sé, mostrando identità fragili ed insicure che le espongono al rischio di incontrare partner abusanti e narcisisti che finiscono per perpetrare loro violenza domestica. Successivamente trasmettono inconsapevolmente ai loro figli l’idea che sia lecito essere maltrattate e umiliate in quanto esseri inferiori. Il nuovo femminismo dovrebbe puntare e sviluppare interventi volti a promuovere il benessere femminile, la consapevolezza del proprio potere e delle proprie capacità e risorse, perché solo grazie a questa rinnovata presa di coscienza le donne potranno raggiungere la piena autorealizzazione personale in tutti gli ambiti esistenziali.

…Ti trasformo in etero: l’inefficacia delle terapie riparative

E’ possibile trasformare una persona omosessuale in eterosessuale?

Molti psicologi, psicoterapeuti e psichiatri sostengono erroneamente che lo sia. Questi professionisti propongono ai loro clienti/pazienti un approccio terapeutico definito riparativo o di conversione. Si tratta di  un insieme di tecniche indirizzate al riorientamento sessuale del soggetto con l’obiettivo di trasformare un omosessuale in eterosessuale, tentativo non solo infruttuoso e dai dubbi effetti terapeutici, ma deontologicamente avverso all’inoppugnabile principio deontologico del “primum non nocere”.

Questi approcci clinici partano dal presupposto che l’infanzia di un soggetto omosessuale sia stata minata da un trauma o da una genitorialità carente, da cui scaturirebbe una mancanza di virilità nel gay e di femminilità nella lesbica.

Lingiardi (2007) afferma che nonostante i presunti successi dichiarati da questi interventi riparativi, rimane criptico se essi siano rappresentati da una effettiva conversione dell’orientamento sessuale o se, più realisticamente, siano espressione di una dannosa repressione del comportamento omosessuale, conseguita intensificando difese disadattive come la negazione e la dissociazione (Lingiardi, 2007) ovvero la negazione della propria omosessualità da parte del soggetto o il tentativo di dissociarsi e scindere questo aspetto di se stessi dalla propria identità.

Dal punto di vista terapeutico, concordo pienamente con le indicazioni dell’APA e con le linee guida di Lingiardi e Nardelli (2014) sul trattamento di persone con orientamento omosessuale o bisessuale, nel ritenere ogni forma di terapia di conversione antiscientifica e pericolosa. Questi trattamenti sono frutto di un retaggio psicanalitico ormai superato e nascondono dei forti pregiudizi clinici sull’omosessualità, inquadrandola anacronisticamente come una condizione patologica.

Le recenti evidenze empiriche, invece, dimostrano la sostanziale analogia, dal punto di vista dell’adattamento e dell’equilibrio psichico, tra persone omosessuali, bisessuali ed eterosessuali,

In conclusione da terapeuta ritengo più utile le terapie affermative che mirano all’accettazione e alla presa di consapevolezza da parte del gay e della lesbica del proprio orientamento omoerotico.