La coppia gay: caratteristiche e difficoltà

Un aspetto che merita considerazione per la sua attuale diffusione è la vita sentimentale degli omosessuali. Sono sempre più numerose le coppie gay che emergono allo scoperto. Tuttavia nel percorso di costruzione della propria identità di coppia, gay e lesbiche devono affrontare problematiche diverse e specifiche, rispetto alle coppie eterosessuali. L’accettazione sociale della coppia rappresenta il maggior ostacolo, ma non l’unico, nel vivere una relazione omosessuale affettivamente appagante.

Nella mia esperienza professionale con gay e lesbiche ho riscontrato che in generale gli omosessuali maschi non si dichiarano soddisfatti della loro vita sentimentale e la motivazione viene indicata nella loro condizione di single e nel non riuscire a trovare il partner adatto.

I gay maschi tendono ad avere un numero molto elevato di partner sessuali. Essi sono più propensi ad agire sessualmente durante il processo del coming out, ossia quando scoprono la loro identità sessuale: per molti maschi l’atto sessuale ha la funzione di accelerare una serie di processi psicologici che solo in un momento successivo saranno portati alla piena consapevolezza. Le donne, invece, sono più portate a rispondere a questa fase di scoperta della propria omosessualità con la riflessione e il ritiro in se stesse. Per le lesbiche, le esperienze omosessuali si sono manifestate come naturale conseguenza della presa di coscienza della propria sessualità, vissuta nel momento in cui è già stata elaborata interiormente.

Le relazioni sentimentali delle lesbiche sono tendenzialmente più durature di quelle dei maschi. Per molti gay, infatti, risulta particolarmente difficile intraprendere una relazione omosessuale che duri più di qualche mese. I gay dichiarano che la motivazioni principale della loro insoddisfazione sentimentale e della difficoltà ad intraprendere una relazione omosessuale duratura, è da ricondursi al proprio carattere ed alla propria incapacità a costruire una stabilità affettiva.

Vi è  una differenza fondamentale tra gay e lesbiche nel tipo di relazioni omosessuali che sviluppano: in accordo ai tradizionali stereotipi sui ruoli sessuali, i maschi tendono a sessualizzare le loro relazioni, ad essere competitivi, autonomi e indipendenti, piuttosto che intimi. Le donne, invece, essendo socializzate per sviluppare ed esprimere l’intimità, presentano maggiori nel gestire la propria autonomia e la propria individualità nel rapporto.

I problemi nelle relazioni tra gay emergano, quindi,  precocemente nel momento in cui due uomini si trovano a dover lottare per sviluppare il senso di essere una coppia e per cercare di contenere la propria tendenza centrifuga verso la competizione e l’indipendenza (Garnets e Kimmel, 1993). Nelle relazioni tra gay, può  esserci una tendenza ad enfatizzare gli aspetti sessuali della relazione, può inoltre instaurarsi tra i due partner una lotta per chi detiene il potere ed un disaccordo sulle modalità in cui avviene l’esternazione delle proprie manifestazione affettive, percepite , a volte, come una minaccia alla propria autonomia. Se i due partner riescono a sviluppare una maggiore capacità di intimità e di cooperazione reciproca, i problemi di autonomia e competitività diminuiscono con il tempo.

Tra le lesbiche, invece,  è più facile che si instauri prima, rispetto alle coppie gay, una relazione basata sulla forza e sulla consapevolezza dell’unione. La sensazione di essere una coppia, per le lesbiche, spesso emerge prontamente e con considerevole vigore. Nelle fasi più avanzate della relazione, possono presentarsi dei problemi se l’autonomia e l’individualità non controbilanciano le spinte verso la dipendenza e la fusione con la partner.

Pertanto la tendenza a sessualizzare le proprie relazioni, i problemi relativi all’indipendenza, all’autonomia, al desiderio di comandare il partner nel rapporto di coppia, il disaccordo sulle modalità in cui avviene l’espressione della propria sessualità ed affettività, possono spiegare l’ incapacità dei gay ad instaurare delle relazioni omosessuali durature. Invece, la forza e la consapevolezza dell’unione, la tendenza alla fusione ed alla simbiosi delle coppie lesbiche, spiega perché le relazioni omosessuali femminili abbiano spesso una considerevole durata e stabilità.

Un’altra motivazione per cui le relazioni lesbiche hanno una durata superiore a quelle gay, è la constatazione del fatto che l’omosessualità femminile venga socialmente più accettata e meno discriminata rispetto all’omosessualità maschile: la società consente alle donne una più ampia flessibilità nelle interazioni comportamentali ed emozionali con altre donne. Gli uomini, al contrario, vengono limitati nei loro contatti interpersonali con altri maschi dai ristretti modelli di espressione emotiva prescritti dalla società.

In conclusione sono molteplici i fattori di minaccia nella stabilità di una coppia gay, ma ciò non vuol assolutamente indicare che i gay siano incapaci di stabilire relazioni affettive durature ed appaganti. Per raggiungere questo importante traguardo esistenziale essi devono innanzitutto elaborare i propri conflitti interiori relativi all’eccessivo bisogno di autonomia e di indipendenza nella coppia ed essere capaci di scendere a compromessi con il proprio partner, negoziando continuamente gli spazi  e le libertà di ciascuno nella relazione.  La capacità di superare la sensazione interiore di intrusione ed invasione della propria intimità quando il partner tenta di instaurare una relazione più profonda e vincolante, unita alla ferrea volontà di lottare contro i pregiudizi sociali, rappresentano la condizione essenziale per la stabilità e la riuscita della coppia gay.

Attaccamento e coppia

La relazione primaria madre-bambino rappresenta il prototipo delle future relazioni d’amore. La relazione con le figure genitoriali dell’infanzia condiziona e determina il nostro  modello di attaccamento, ossia il modo in cui ci predisponiamo a livello cognitivo, emotivo e comportamentale, a vivere tutte le relazioni future, comprese quelle di coppia.

L’attaccamento- descritto da Bowlby- è una predisposizione biologica, innata ed evoluzionistica a ricercare la vicinanza del genitore e si esprime con la ricerca del contatto e il mantenimento della vicinanza fisica alla figura di attaccamento, l’ansia e la protesta quando questa si allontana. Ci sono quattro diversi modelli di attaccamento al genitore che influenzano le nostre relazioni sentimentali: l’attaccamento sicuro, insicuro ambivalente, insicuro evitante e disorganizzato.

 

Attaccamento sicuro

L’attaccamento sicuro è caratterizzato da un sentimento di fiducia e sicurezza nei confronti del genitore. Il bambino apprende che la madre soddisferà i suoi bisogni di nutrizione, protezione, contatto fisico, rassicurazione negli stati di tensioni. Egli ha interiorizzato l’ oggetto interno: sa che se la madre sparisce dal suo campo visivo, tornerà per accudirlo e non lo abbandonerà. Grazie a questa fiducia nella responsività del genitore, l’individuo si sente sereno nell’esplorare l’ambiente: può giocare in tranquillità con i coetanei, sperimentare nuove situazioni senza essere assalito dall’angoscia ed avventurarsi libero da paure e condizionamenti nel viaggio della vita. La madre in grado di instaurare un modello di attaccamento sicuro, è la madre “sufficientemente buona” descritta da Winnicott: ossia è un soggetto che ha sviluppato consapevolezza di sé e delle proprie emozioni nel ricoprire il ruolo materno. Ella è amorevole e  accudente nei confronti del figlio, ma al tempo stesso non è intrusiva ed invischiante: quando il bambino non manifesta bisogni, lo lascia libero di costruirsi un’identità autonoma e separata da lei, senza intervenire costantemente ed inopportunamente, soffocandolo ed invadendolo.

 

Attaccamento sicuro e relazioni sentimentali

Nelle relazioni sentimentali il bambino che ha sviluppato un attaccamento sicuro sarà in grado di dare e ricevere amore poiché ha interiorizzato entrambi i ruoli: come la madre ha dato tutto per lui, ora egli nella coppia, identificatosi nelle funzioni materne, è pronto a dare, accudire e proteggere il compagno, ma al tempo stesso sa ricevere cure e amore da questi, senza che ciò pregiudichi il suo senso di indipendenza e di autonomia. Inoltre, come da piccolo aveva fiducia che la madre sarebbe tornata da lui, non lo avrebbe abbandonato, nella relazione sentimentale ha fiducia che il partner non lo abbondi e gli sia fedele. Le persone sicure hanno una visione di sé e dell’altro positive, sono ottimiste e fiduciose e si abbandonano facilmente all’intimità e alla dipendenza dagli altri. Sono accoglienti, sincere ed altruiste. La fiducia e la capacità di donarsi è alla base della possibilità di innamorarsi e di far innamorare (Hazan, Shaver, 1995).

Le persone sicure preferiscono generalmente una relazione affettiva con chi è altrettanto sicuro e pertanto in grado di rispondere in maniera adeguata ai propri bisogni emotivi. Hanno una notevole capacità di negoziare posizioni e conflitti; descrivono le loro storie d’amore come felici, amichevoli e basate sulla reciproca fiducia; esprimono la loro capacità di accettare e sostenere il partner, malgrado i suoi difetti, ed hanno relazioni più durature e stabili.

 

L’attaccamento insicuro – ambivalente

L’attaccamento insicuro – ambivalente è invece caratterizzato da un’ambivalenza di fondo nel rapporto con il genitore, un sentimento di amore e odio. Se la madre ha dei problemi propri, irrisolti, vivrà questa primissima relazione con il figlio in modo ambivalente: ella tema inconsciamente di essere logorata da questo piccolo essere così pretenzioso ed esigente che può manifestare in modo palese e disinvolto i propri bisogni. Quindi da una parte vizierà il suo bambino fino a soffocarlo, ma poi, all’insorgere della sensazione di essere da lui consumata, lo frustrerà bruscamente ed in modo eccessivo. Se la madre vizia in modo esagerato il piccolo e lo soffoca, egli non impara a sapere attendere e non acquisisce la fiducia che dopo lo stato di tensione, dolore e bisogno seguirà la soddisfazione e l’allentamento della tensione. Il bambino apprende un sentimento di sfiducia, diffidenza ed inaffidabilità nei confronti del genitore, a volte è amorevole e disponibile, a volte è inspiegabilmente frustrante, cattivo, assente, distaccato, oppressivo, asfissiante. Egli stesso quando il genitore è amorevole e accudente si sentirà buono, quando il genitore è rifiutante o intrusivo si percepirà cattivo.

 

L’attaccamento insicuro – ambivalente e relazioni sentimentali

Queste sensazioni di diffidenza, ambivalenza verso se stessi e verso l’altro, si estenderanno nel rapporto con il partner. Anch’egli infatti sarà percepito a volte amorevole, altre detestabile, si sospetterà continuamente di lui, si temerà sempre che l’altro possa interrompere inaspettatamente la relazione o che possa tradire. Per un deficit di autostima e una negativa percezione di se stessi, non ci si sente degni di amore e di cure e si dubita del proprio valore.

I soggetti con attaccamento insicuro-ambivalente sono individui che spesso non si sentono capiti, nutrono costantemente la paura di essere lasciati dal partner o di non essere amati, hanno scarsa fiducia in se stessi e nell’altro. Nelle relazioni affettive sono dipendenti e non riescono a manifestare esplicitamente i propri bisogni perché il fulcro delle loro dinamiche relazionali è il timore della perdita o del rifiuto.

Nel vivere un rapporto di coppia evidenziano grandi difficoltà a causa del loro conflitto  inconscio tra il bisogno simbiotico di fondersi con il partner e l’angoscia che la realizzazione di questa fusione comporta. Da ciò derivano le loro esplosioni di rabbia, le scenate di gelosia e i sospetti sulla presunta inaffidabilità e distanza emotiva del compagno. I loro sforzi di dare vita a relazioni significative sono governati, emotivamente, dal senso della perdita e dall’insicurezza.

Si innamorano facilmente, ma ritengono arduo incontrare il vero amore, vissuto come un qualcosa di alternante e discontinuo. Vivono l’amore come un’ossessione, caratterizzato da alti e bassi emotivi, da una intensa attrazione sessuale e da forti sentimenti di gelosia nei confronti del partner.

 

L’attaccamento evitante

Nell’attaccamento evitante, la madre è poco responsiva nei confronti dei bisogni di contatto fisico manifestati dal bambino:  non lo abbraccia, non lo coccola, non lo rassicura fisicamente nei momenti di tensione. Ha un atteggiamento freddo e distaccato, si preoccupa solo di soddisfare i bisogni fisici di nutrizione e di igiene del bambino, trascurando quelli emotivi. Sprona il figlio a un’autonomia e indipendenza precoci, attribuendo un’importanza esagerata all’ autosufficienza .Il bambino impara a tranquillizzarsi da sé poiché ha capito che non può aspettarsi il conforto dal genitore. Per attuare questo processo di auto-rassicurazione, il soggetto blocca e congela le proprie emozioni e si distanzia sempre più dal mondo emozionale: ciò che conta è la razionalità, le emozioni sono potenzialmente pericolose, aspettarsi qualcosa dall’altro rende fragili e vulnerabili ed è preferibile cavarsela da soli.

 

L’attaccamento evitante e le relazioni sentimentali

Quando questo modello di attaccamento si estende nelle relazioni sentimentali, si preferirà instaurare rapporti superficiali, in cui non lasciarsi coinvolgersi eccessivamente. Si desidererà interporre un muro invalicabile tra sé e l’altro, preservando i propri spazi di libertà e autonomia. E’ frequente la scelta di vivere relazioni di coppia in cui ognuno vive separatamente, considerando la convivenza e il matrimonio come un legame di vicinanza ed intimità eccessive, che non si è in grado di sostenere poiché in conflitto con il proprio bisogno di indipendenza emotiva.

I soggetti con attaccamento insicuro – evitante sono caratterizzati dal timore dell’intimità, da alti e bassi emotivi, da sentimenti di gelosia nei confronti del partner. Tendono a scegliere come compagni persone a loro simili: il loro rapporto ha buone possibilità di reggere per un lungo periodo, considerata  la reciproca necessità di mettere le distanze e il bisogno di coinvolgersi il meno possibile.

Sono individui che hanno una valutazione di sé positiva ma una considerazione negativa dell’altro: il bisogno di proteggersi dalle delusioni porta a evitare le relazioni troppo ardenti e passionali ed a preservare un sentimento di indipendenza e di inattaccabilità, enfatizzando l’autonomia e la fiducia in se stessi. Le persone evitanti affermano, spesso, di non essere mai stati innamorati e considerano le loro storie d’amore come poco intense.
L’attaccamento disorganizzato

Infine, l’ultimo modello di attaccamento è quello definito “disorganizzato”. E’ il prototipo relazionale più patologico e pericoloso per l’equilibrio psichico del soggetto, connota frequentemente l’attaccamento di soggetti borderline o con disturbi della personalità. Il genitore è spesso abusante, svalutante, totalmente incoerente e inadempiente rispetto al ruolo genitoriale. Suscita nel figlio risposte di paura e angoscia. Tuttavia il piccolo non può fare a meno del genitore e gli si lega affettivamente, nonostante gli abusi e le minacce subiti. Il bambino sviluppa l’attaccamento e desidera la vicinanza affettiva proprio da chi gli fa paura e lo angustia. La confusione che deriva dai sentimenti di amore e paura indirizzate alla figura di attaccamento, fanno sì che il soggetto sia totalmente incapace di interiorizzare un’immagine interna tranquillizzante e rassicurante di sé e dell’altro. Sia il sé che l’altro sono percepiti come cattivi.

 

L’attaccamento disorganizzato e le relazioni sentimentali

Quando questo modello di attaccamento si estende alla vita di coppia, dà luogo a relazioni altamente disfunzionali del tipo vittima- carnefice, sadico-masochista.

Gli individui disorganizzati sono vittime della loro stessa contraddizione e discontinuità e difficilmente riescono ad essere accettati come partner sentimentali, se non da chi possieda simili peculiarità. Avvertono un profondo conflitto tra il bisogno di conservare legami intimi, morbosi, di coinvolgimento fusionale con il partner e la necessità simultanea di tenerlo a distanza per evitare la minaccia dell’abbandono con le conseguenti sofferenze emotive. La relazione sentimentale viene esperita in modo conflittuale, causando una forte angoscia che non si è in grado di sostenere.

 

La relazione curativa e la consapevolezza

In definitiva il modello di attaccamento che abbiamo interiorizzato nell’interazione con le figure genitoriali condiziona e determina significativamente il modo in  cui viviamo i legami sentimentali. Tuttavia, possedere un modello di attaccamento insicuro (evitante o ambivalente) non significa necessariamente essere destinati a vivere per sempre relazioni d’amore insoddisfacenti e frustranti. I soggetti con attaccamento insicuro possono evolvere e modificare in senso migliorativo la loro modalità relazionale disfunzionale. Ciò avviene sia in seguito a legami affettivi con partner sicuri, in grado di disconfermare le loro percezioni negative di sé e dell’altro, sia in seguito ad un percorso di consapevolezza delle proprie dinamiche affettive inconsce.

Se da una parte ogni rapporto affettivo ha un valore intrinsecamente benefico e curativo per gli individui coinvolti nella relazione, la consapevolezza di sé e delle proprie dinamiche affettive, rappresenta la via di accesso all’autorealizzazione in campo sentimentale.

Chi sa vivere bene in coppia?

La relazione primaria madre-bambino rappresenta il prototipo delle future relazioni d’amore. La relazione con le figure genitoriali dell’infanzia condiziona e determina il nostro  modello di attaccamento, ossia il modo in cui ci predisponiamo a livello cognitivo, emotivo e comportamentale, a vivere tutte le relazioni future, comprese quelle di coppia.

L’attaccamento sicuro è caratterizzato da un sentimento di fiducia e sicurezza nei confronti del genitore. Il bambino apprende che la madre soddisferà i suoi bisogni di nutrizione, protezione, contatto fisico, rassicurazione negli stati di tensioni. Egli ha interiorizzato l’ oggetto interno: sa che se la madre sparisce dal suo campo visivo, tornerà per accudirlo e non lo abbandonerà. Grazie a questa fiducia nella responsività del genitore, l’individuo si sente sereno nell’esplorare l’ambiente: può giocare in tranquillità con i coetanei, sperimentare nuove situazioni senza essere assalito dall’angoscia ed avventurarsi libero da paure e condizionamenti nel viaggio della vita. La madre in grado di instaurare un modello di attaccamento sicuro, è la madre “sufficientemente buona” descritta da Winnicott: ossia è un soggetto che ha sviluppato consapevolezza di sé e delle proprie emozioni nel ricoprire il ruolo materno. Ella è amorevole e  accudente nei confronti del figlio, ma al tempo stesso non è intrusiva ed invischiante: quando il bambino non manifesta bisogni, lo lascia libero di costruirsi un’identità autonoma e separata da lei, senza intervenire costantemente ed inopportunamente, soffocandolo ed invadendolo.

Attaccamento sicuro e relazioni sentimentali

Nelle relazioni sentimentali il bambino che ha sviluppato un attaccamento sicuro sarà in grado di dare e ricevere amore poiché ha interiorizzato entrambi i ruoli: come la madre ha dato tutto per lui, ora egli nella coppia, identificatosi nelle funzioni materne, è pronto a dare, accudire e proteggere il compagno, ma al tempo stesso sa ricevere cure e amore da questi, senza che ciò pregiudichi il suo senso di indipendenza e di autonomia. Inoltre, come da piccolo aveva fiducia che la madre sarebbe tornata da lui, non lo avrebbe abbandonato, nella relazione sentimentale ha fiducia che il partner non lo abbondi e gli sia fedele. Le persone sicure hanno una visione di sé e dell’altro positive, sono ottimiste e fiduciose e si abbandonano facilmente all’intimità e alla dipendenza dagli altri. Sono accoglienti, sincere ed altruiste. La fiducia e la capacità di donarsi è alla base della possibilità di innamorarsi e di far innamorare (Hazan, Shaver, 1995).

Le persone sicure preferiscono generalmente una relazione affettiva con chi è altrettanto sicuro e pertanto in grado di rispondere in maniera adeguata ai propri bisogni emotivi. Hanno una notevole capacità di negoziare posizioni e conflitti; descrivono le loro storie d’amore come felici, amichevoli e basate sulla reciproca fiducia; esprimono la loro capacità di accettare e sostenere il partner, malgrado i suoi difetti, ed hanno relazioni più durature e stabili.

La collusione nella coppia

La collusione amorosa è una relazione di coppia basata su una sostanziale intesa nevrotica tra i partner. E’ un tipo di legame disfunzionale, di cui i partner non possono fare a meno: si preferisce portare avanti un’unione che genera sofferenza e che blocca le potenzialità di crescita individuali, piuttosto che lasciare il compagno e vivere l’esperienza dell’abbandono e della solitudine.

Perché un individuo dovrebbe legarsi ad un partner che gli ingenera tanto dolore? Perché costui appaga propri bisogni inconsci e rimossi in un’ eterna coazione a ripetere, in cui i traumi sperimentati nell’infanzia nel rapporto con le figure parentali, si perpetuano nel presente attraverso il legame sentimentale.

I QUATTRO TIPI DI COLLUSIONE NEVROTICA DI COPPIA

Esistono sostanzialmente quattro tipi di collusione nevrotica di coppia, tutti risalenti alle fasi di sviluppo psicosessuale dell’infanzia e ripercorrenti le tappe evolutive e di relazione con le figure genitoriali: la collusione narcisistica con la tematica dellamore come fusione e conferma di sé e del proprio valore;  la collusione orale con la tematica della amore come cura e dedizione materne; la collusione anale dell’ amore come possesso e dominio sull’altro; la collusione edipico-fallica dell’amore come conferma maschile e come ripetizione del rapporto con i genitori.

E’ chiaro che per descrivere le seguenti tipologie collusive, dovrò, per sintetizzare, rifarmi a delle situazioni tipiche ed esemplari, schematizzando e generalizzando eccessivamente la realtà delle relazioni di coppia che, per sua natura, è complessa e variegata.

La collusione narcisistica : l’amore come fusione e conferma di sé

Il primo tipo di collusione, quella narcisistica, è forse la più patologica perché si instaura tra due individui che non hanno una chiara definizione del Sé e della propria identità. Per questi soggetti il rapporto di coppia è funzionale alla ricerca di una conferma del proprio valore e della propria autostima attraverso il partner. E’ un tipo di unione che si instaura di solito tra una personalità di tipo narcisistico- che cerca un compagno che lo ammiri e che gli rimandi un’immagine di Sé idealizzata- e un partner, con scarsissima stima di sé, che vede nell’altro una conferma riflessa del proprio valore. Tuttavia per il narcisista l’altro non esiste come essere autonomo, dotato di iniziative e volontà proprie, ma viene concepito soltanto solo come prolungamento, estensione di sé. Il partner del narcisista che non si stima affatto e si disprezza, vive il legame con questo essere vanaglorioso, egocentrico, come funzionale alla propria carenza di autostima:  ora egli può brillare di luce riflessa, può considerarsi  una persona di valore, in virtù della relazione instaurata con un compagno brillante e (apparentemente) sicuro di sé. Nessuno dei due in questa relazione cresce e matura: il narcisista non affronta la tematica inconscia e repressa relativa alla difficoltà di trovare l’autostima in se stesso senza aver bisogno di continue conferme da parte dell’altro, il partner dipendente nega a se stesso il bisogno di sviluppare il proprio Sé in modo autonomo, senza considerarsi un appendice del compagno.

 

La collusione orale: amore come cura e dedizioni materne.

Un altro tipo di collusione è quella orale, che nasconde l’idea che l’amore significa dedizione assoluta e materna all’altro; si instaura tra un partner che, negando i propri bisogni di dipendenza dagli altri, tenta disperatamente di salvare e aiutare il compagno bisognoso, proprio come se fosse una madre accudente ed amorevole nei confronti del suo bambino. Il partner che riceve tutte le attenzioni, senza nulla dare in cambio, si pone invece nella posizione regressiva di poppante bisognoso di cure che non può e non vuole contraccambiare ciò che gli è offerto, negando le proprie potenzialità di autonomia e indipendenza. Anche in questo caso entrambi si negano una possibilità evolutiva: il partner in posizione materna nega a se stesso la possibilità di esprimere e manifestare la propria debolezza, fragilità e dipendenza; il compagno bambino si preclude la possibilità di diventare un adulto autonomo, che non solo riceve, ma che può anche dare in un rapporto.

 

La collusione anale: l’amore come possesso e dominio sull’altro

Venendo ora alla collusione anale, essa nasconde l’idea che amare significhi possedere e controllare interamente l’altro, che scendere a compromessi rappresenti la perdita della propria autonomia. Il conflitto centrale è tra dipendenza e autonomia. Le collusioni cui questa tematica dà luogo sono quelle relative alle coppie antitetiche e complementari di dominante e dominato, sadico e masochista , infedele  e geloso. Vi è inoltre un tipo di collusione simmetrica “dominante –dominante” che sfocia nella lotta per il potere nella coppia.

Nella collusione dominante/dominato il primo cercherà di sottomettere ed assoggettare il compagno cercando persino di controllarne i pensieri. Il partner complementare rivestirà passivamente il ruolo di soggiogato e succube. Egli delegherà al partner i propri bisogni inconfessati di autonomia perché essere indipendenti e autonomi, significa inconsciamente mettere a rischio il legame ed andare incontro alla temuta esperienza dell’abbandono. Spesso però chi accetta il ruolo passivo lo fa solo in apparenza: per ritrovare la propria autonomia rinnegata ma al tempo stesso agognata, terrà nascosti al partner conti bancari segreti o relazioni extraconiugali. Il dominante, per la propria inconscia paura di essere sottomesso e dipendente, riverserà sul partner un maggior controllo, dispotismo e tirannia.

La collusione sadomasochistica è una forma esasperata della precedente “dominante e dominato”, aggravata da una maggiore aggressività, dalla perversione sessuale e dalla patologia caratteriale di entrambi i partner.

Nella collusione simmetrica rappresentata dalla lotta per il potere nella coppia, entrambi i partner aspirano alla posizione dominante e intendono assumere il controllo dell’altro. Ciò porta a continui litigi, anzi per questa coppia il conflitto è l’unica forma di relazione e spesso la lite diventa un preambolo al rapporto sessuale. Entrambi i partner, nello scontro incessante ed estenuante, percepiscono l’unica forma di soluzione al loro comune conflitto inconscio relativo alla dipendenza e sottomissione dai propri genitori. La lotta coniugale consente loro sia la piacevole esperienza della simbiosi con il partner, sia l’affermazione della propria autonomia e indipendenza dalle figure parentali.

Nella collusione infedeltà – gelosia, il tema centrale è il desiderio di autonomia e l’angoscia di separazione. L’infedele, dietro i propri continui tradimenti, cela un conflitto personale relativo al bisogno di autonomia e indipendenza e la paura di perdersi totalmente nell’altro. Quest’ angoscia, relativa alla  simbiosi e ad un amore fusionale, egli  la proietta sul compagno che così incarna e manifesta le sue stesse paure. Il partner complementare -attraverso la propria gelosia- esprime la sua angoscia di separazione e la paura dell’abbandono e trasferisce sul compagno le proprie fantasie di infedeltà e desideri di emancipazione.

 

La collusione edipico-fallica: l’amore come conferma maschile e ripetizione del rapporto con i genitori.

Nella collusione fallica il conflitto centrale è su chi, tra i due partner, debba ricoprire il ruolo maschile nella coppia. Si instaura generalmente tra un uomo debole e passivo e una donna che inconsciamente brama caratteristiche maschili di emancipazione, autonomia, aggressività. L’uomo, spodestato della sua virilità dalla compagna, presto svilupperà disturbi nella potenza sessuale e la donna lo umilierà e lo offenderà per la sua impotenza, proprio perché ambisce ella stessa ad essere il maschio della coppia.

Nella collusione edipica si ha la tendenza, per conflitti inconsci o irrisolti con i propri genitori, a scegliere un compagno che assomiglia al genitore di sesso opposto o che non gli somigli affatto. Nel primo caso si sarà attratti, ad esempio, da partner molto più grandi per età, cercando di riprodurre nel rapporto di coppia la relazione padre-figlia o madre- figlio. Nel secondo caso, il partner è stato scelto proprio perché non ha nulla in comune con il genitore di sesso opposto. Al genitore tuttavia si è legati in modo ambivalente. Quindi avviene che il partner dopo un un’iniziale attrattiva, nel corso del tempo non susciterà più alcun interesse. Una donna che ami e odi al tempo stesso il padre despota, dopo un po’ non proverà più alcune desiderio nei confronti del marito debole, perché ha bisogno di un compagno che in qualche modo le rimandi l’immagine paterna a cui è legata.

Nella collusione edipica può anche verificarsi che si preferiscano partner già impegnati sentimentalmente dei quali diventare amanti, covando inconsciamente il desiderio di rovinare le relazioni altrui. In questo caso il desiderio inconscio rimosso, conflittuale e simbolico, è quello di distruggere la relazione tra i propri genitori a causa di problematiche irrisolte nel rapporto con questi ultimi.

 

LA COLLUSIONE COME MECCANISMO DI PROIEZIONE E DIFESA

Per concludere, in tutti tipi di collusione analizzati, ciascun partner impersona nel proprio comportamento ciò che l’altro, a livello inconscio, rimuove e nega a se stesso. Attraverso un meccanismo di proiezione, ognuno trasferisce sul partner aspetti negati, rimossi e conflittuali di sé, che sono proiettati sul compagno per meglio difendersene. La collusione, poiché è un meccanismo difensivo, inconsapevole e rimosso, genera dolore e sofferenza agli individui coinvolti in questi “incastri nevrotici”. Essa blocca le possibilità di evoluzione della personalità dei partner e mantiene inconsci i loro conflitti personali irrisolti. Spesso per uscire da queste dinamiche paralizzanti, la soluzione elettiva è rappresentata dalla psicoterapia individuale e/o di coppia.